Rischio caos per le polizze sulla responsabilità professionale. All’indomani dell’introduzione da parte della legge sulla concorrenza della clausola sull’estensione per dieci anni delle garanzie assicurative dopo la chiusura del contratto, ordini professionali e operatori si interrogano sull’applicazione e sull’incremento di costi che ne potrebbe derivare.
Come prevede espressamente la legge 124/2017, la nuova disciplina riguarda infatti anche le polizze in corso. E, in molti casi, le Rc professionali già propongono l’allungamento temporale della copertura, legandolo però alla cessazione dell’attività del professionista.
Le nuove norme
La legge sulla concorrenza stabilisce che le polizze devono offrire un «periodo di ultrattività decennale della copertura» relativa a fatti avvenuti mentre la polizza era attiva. La norma, introdotta su input dell’Antitrust, fa però «salva la libertà contrattuale delle parti». L’obbligo riguarda quindi l’offerta di estensione e non la sua inclusione nella polizza.
L’obiettivo è accrescere la concorrenza del mercato assicurativo. Ma in che modo? Secondo l’Antitrust l’offerta attuale, basata su polizze claims made (che coprono cioè le richieste di risarcimento presentate mentre la polizza è attiva), limita la mobilità dei professionisti che, se decidono di passare a un’altra compagnia, rischiano di non avere più una copertura completa per i fatti verificatisi prima o dopo la vigenza della polizza.
«Abbiamo quindi chiesto correttivi – spiegano all’Antitrust – per ridurre gli ostacoli alla mobilità. Il legislatore ha optato per l’obbligo di offerta di un’ultrattività decennale che prescindesse dalla chiusura dell’attività, ma poteva anche puntare sulla retroattività obbligatoria e sulla loss occurence».
Possibili sovrapposizioni
Nella realtà molte convenzioni già includono periodi di retroattività (che però spesso escludono le denunce già presentate o quelle relative a fatti noti all’assicurato) o di ultrattività agganciata alla fine dell’attività.
Gli operatori paventano quindi un rischio di sovrapposizione fra coperture e di confusione sul soggetto tenuto al risarcimento, con un conseguente aumento del contenzioso. «Probabilmente – commentano all’Antitrust – il mercato dovrà orientarsi a non proporre più la retroattività ma la postuma».
Secondo l’Ania (l’associazione fra le assicurazioni), la nuova norma punta invece a «salvaguardare il professionista nel momento in cui dovesse trovarsi senza copertura, vale a dire quando cessa l’attività».
«Occorre quindi – aggiunge l’Ania – precostituire la possibilità di copertura ma poi valutare caso per caso: può essere superfluo proporre l’ultrattività (che comporta un costo) a un professionista in piena attività che rinnova la polizza ogni anno».
Gran parte degli ordini professionali che hanno stipulato convenzioni hanno avviato un confronto con i loro broker che però non ha ancora portato a soluzioni concrete (si vedano gli articoli in basso).
«Per ridurre i vincoli alla mobilità – dichiara Federico Gattinoni, della specialty professional service del broker Aon – nella convenzione con il Consiglio dei commercialisti abbiamo introdotto la possibilità di denunciare le circostanze da cui potrebbero derivare sinistri e l’assicuratore deve coprire anche le richieste di risarcimento giunte dopo la chiusura della polizza».
L’impatto sui costi
L’altro pericolo è l’aumento dei costi. Attualmente le polizze professionali che prevedono l’estensione delle coperture legano l’allungamento alla cessazione dell’attività. Il costo dipende dal periodo di garanzia aggiuntivo. Di solito si tratta di una tantum che oscilla tra il 120 e il 150% dell’ultimo premio. Ma se la postuma viene svincolata dalla chiusura dell’attività il costo potrebbe aumentare di molto.
«In teoria il professionista non esperto potrebbe essere indotto a pagare l’estensione anche ogni anno, quando di fatto gli servirà solo in caso di cessazione attività o cambio di compagnia», avverte Fabrizio Callarà, Ad di Aec underwriting, specializzata nelle Rc professionali.
L’incremento potrebbe inoltre vanificare la nuova normativa poiché l’assicurato di fronte a costi eccessivi, non essendovi obbligato, finirebbe per non includere la postuma nella propria polizza.
Del resto, già oggi non tutti i professionisti si assicurano per le coperture che invece sono obbligatorie dal 2013. Un dato su tutti: secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, nel 2015, il 33% del campione analizzato non era ancora assicurato.
(Fonte: ilsole24ore)